30 novembre 2007
MAGIC MOMENT PER MASSIMO DONATI, UN FRIULANO A GLASGOW. ORA STA BENONE IN SCOZIA MA FINIRA' LA CARRIERA A BERGAMO!!!
L’inglese è già discreto e tale da permettergli di sostenere interviste con la stampa scozzese. Massimo Donati è entrato nella storia del Celtic, il gol che ha rifilato mercoledì sera allo Shakhtar Donetsk di Cristiano Lucarelli ha fatto irruzione sulle pagine di tutti i giornali di Glasgow. "Don it", ha titolato il Daily Record giocando su certe assonanze tra il cognome del centrocampista e la lingua. Colpisce quanto dichiarato da Massimo in un’intervista volante fuori dallo stadio: "In Scotland every game is a normal game". Linguaggio basico, ma efficace, e senza bisogno di troppe traduzioni.
- Donati, che cosa intendeva dire con "normal game"?
"La semplicità del calcio di Scozia mi ha conquistato. Qui non ci sono gelosie né invidie di spogliatoio. Fuori e dentro il campo si rema tutti nella stessa direzione. Perdi, vinci o pareggi, e poco cambia. I compagni sono dalla tua parte, i personalismi non esistono. In Italia contano altre cose, troppa gente gira attorno al pallone".
- Il suo contratto è quadriennale.
"Ho fatto una scelta forte, mi piacerebbe onorarla fino all’ultimo. Vivo poco distante dal centro, mia moglie Luana non è troppa contenta della sistemazione perché lei con la lingua fa più fatica di me. Ma si ambienterà, e presto avrà parecchio da fare, aspettiamo una bambina. Se un giorno dovessi tornare in Italia, senza alcun dubbio sceglierei la maglia dell'Atalanta, la squadra che porto nel cuore. Ho avuto la fortuna di crescere nel settore giovanile e mi sono sentito come parte di una famiglia. La città è bella, una piazza stupenda, ingredienti fondamentali per un ambiente piacevole per un giocatore".
- Contro lo Shakhtar ha cominiciato dalla panchina.
"Sarei ipocrita se dicessi che non mi è dispiaciuto. Ci sono rimasto male. Scelta tecnica, l’allenatore Strachan me l’ha spiegata e l’ho accettata. Naylor si è fatto male e sono entrato dopo un quarto d’ora,abbiamo vinto 2-1 con mio gol all’ultimo secondo. Una notte indimenticabile".
- Martedì il Celtic si giocherà la qualificazione a San Siro contro il Milan, dove lei non è stato "compreso"...
"Sono soddisfazioni, ma al Milan io non porto rancore né astio. E’ andata così, amen. A San Siro basterà un punto per qualificarsi, però non credo che giocheremo per il pareggio, le formazioni britanniche odiano speculare, fare calcoli di classifica. Qui si va dentro per vincere contro chiunque".
- La Nazionale?
"Ci penso, come è giusto che sia. Tre reti in campionato, una in Champions, tante buone prestazioni. Mi piacerebbe essere convocato per un’amichevole e giocarmi un’altra chance. L’Europeo? Non chiedo tanto. Non so neppure se Donadoni abbia mai mandato un osservatore a visionarmi (mercoledì a Celtic Park c’era Giorgio Ciaschini, la "spia" di Ancelotti, ndr)".
- Come va con l’alimentazione britannica?
"Eh, qui sono particolari. Mercoledì si giocava alle 19.45, abbiamo mangiato a mezzogiorno e poi alle 16.15. Nel pomeriggio io ho fatto merenda con té e biscotti, mentre i miei compagni hanno 'bissato' il pranzo: lasagne, uova, fagioli, carne affogata in strane salse… Non so come facciano, ma vanno rispettati. Ciascun Paese ha le sue usanze. Certo, io non mi abituerò mai ai cannelloni o al pesce fritto pre-match...".
fonte gazzetta.it
UEFA CUP: BOLTON - ARIS SALONICCO 1-1
29 novembre 2007
SVENNI'S PRONTO A SPENDERE PER IL SUO CITY!!
Sven Goran Eriksson, tecnico del Manchester City ha confermato di aver consegnato al patron del club, Thaksin Shinawatra, una lunga lista di giocatori per rinforzare la rosa nel mercato di gennaio. Per il reparto offensivo, il tecnico svedese punta diritto a Michael Owen e Peter Crouch, quest'ultimo non felicissimo di questa prima parte di stagione a Liverpool. Per il reparto di centrocampo, invece, è sempre calda la pista che porta a Mark Bresciano del Palermo, che proprio in estate era stato ad un passo dal trasferimento in Inghilterra e che sarebbe uno dei nomi evidenziati
da Eriksson nella sua lista. "Il Dr. Thaksin ha una lunga lista di giocatori, che accorcerò con l'avvicinarsi del mercato di gennaio - ha detto il tecnico al sito ufficiale dei 'citizens'. Thaksin conosce perfettamente gli obiettivi miei e del mio staff tecnico. Gli ho consegnato la lista lo scorso week end e non mi è sembrato scioccato. Questa è una buona cosa..."
CRISTIANO RONALDO:" VORREI ESSERE IL NUOVO CANTONA".
Cristiano Ronaldo, 22 anni, lancia una nuova sfida a se stesso: diventare come:
"Le Diè", Eric Cantona. "Abbiamo caratteristiche diverse, è vero, ma è un onore essere paragonato a lui, dichiara il portoghese che prosegue, ho visto tanti video sulle sue giocate e vorrei diventare come lui. Non solo sul campo, ma anche in quanto a carisma".
CORRUZIONE IN CASA POMPEY, REDKNAPP: "NON SONO DIRETTAMENTE COINVOLTO"
Arrestato dalla polizia di Londra e poi rilasciato nella giornata di ieri assieme
ad altre quattro persone nell'ambito di un'inchiesta sulla corruzione nel calcio
inglese, il manager del Portsmouth, Harry Redknapp, oggi si è difeso affermando di non essere "direttamente coinvolto". I cinque uomini erano stati fermati con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode e al falso in bilancio. Assieme a Redknapp, erano stati arrestati anche l'amministratore delegato
del Portsmouth, Peter Storrie, l'ex-presidente Milan Mandaric, attualmente
numero uno del Leicester, l'ex-giocatore dei pompeys, Amdy Faye, e l'agente di quest'ultimo, Willie McKay.
"Tutti noi abbiamo offerto la nostra collaborazione alla polizia per le indagini, che però non mi riguardano direttamente: sono altre le persone coinvolte", ha specificato Redknapp ala BBC. "Ho risposto alle domande degli investigatori. La polizia deve arrestarti se vuole parlare con te in un commissariato, ma credo
che si sia tutto risolto lì".
APPELLO TOTTENHAM A BERBATOV, RESTA CON NOI
Resta incerto il futuro di Dimitar Berbatov nonostante il presidente del Tottenham si dica convinto che il centravanti bulgaro restera' almeno fino al termine della stagione. Berbatov, al centro di numerose voci di mercato, non sta rendendo al meglio come la scorsa stagione, e nelle ultime settimane non ha fatto mistero di voler andarsene. Una soluzione che per il momento Daniel Levy preferisce non prendere in considerazione.
"Spero sinceramente che Dimitar resti con noi, non solo quest'anno ma anche il prossimo - le parole del numero uno degli Spurs .
E' sempre difficile parlare di un calciatore quando si avvicina il mercato, ma non credo che nessun titolare partira' in gennaio. Comunque, vale per Berbatov come per tutti i suoi compagni, nessuno e' piu' importante del club, quindi se riterremo di cedere qualcuno, la squadra di certo non si indebolira"'.
NEWCASTLE IN CRISI MA CHRIS MORT RINNOVA LA FIDUCIA A BIG SAM...
Fiducia rinnovata a Sam Allardyce che nonostante gli ultimi risultati continua ad avere l'appogio di Chris Mort, presidente del Newcastle.
Il 53enne tecnico ex Bolton e' stato duramente contestato da parte della tifoseria nel corso della sconfitta casalinga di settimana scorsa contro il Liverpool.
Una prestazione anonima che ha allungato a quattro le partite senza vittorie dei Magpies.
"Sam e' un tecnico con molta esperienza - le parole di Mort - e siamo tutti convinti che sapra' risolvere gli attuali problemi. Sta lavorando duramente come tutta la squadra, prima o poi trovera' le risposte che sta cercando. L'importante e' rimanere tutti dalla stessa parte, lavorare assieme".
Nelle prossime due settimane il Newcastle affrontera' prima il Blackburn a Ewood Park, quindi l'Arsenal a St James' Park: due gare che con ogni probabilita' decideranno il futuro del tecnico inglese.
DALLA WM AL CARPET FOOTBALL NEL NOME DEL MITICO ED INNOVATORE MANAGER DELL'ARSENAL HERBERT CHAPMAN
Il sistema è una tattica del gioco del calcio; è detto anche WM in quanto la disposizione in campo dei giocatori ripete la forma di queste due lettere.
Il sistema è uno schema di gioco introdotto negli anni Trenta dal tecnico inglese Herbert Chapman, per cui è noto anche come Chapman system. Chapman fu per nove anni (dal 1924 al 1934, anno della sua morte) allenatore dell'Arsenal con cui vinse due titoli inglesi ed una coppa nazionale. I successi sportivi dei Gunners e la versatilità del nuovo modulo rispetto ai vecchi schemi determinarono una sua rapida diffusione nelle isole britanniche.
Chapman diresse anche la nazionale inglese, in un'unica occasione, il 13 maggio 1933, affrontando l'Italia allo Stadio del PNF di Roma (l'incontro terminò per 1 - 1 con reti di Ferrari e Bastin). La strada era comunque segnata: il sistema attecchì e rimase la tattica di gioco stabilmente adottata dall'Inghilterra fino alla fine degli anni Cinquanta.
Per contro, passò molto tempo prima che questa tattica venisse esportata compiutamente nell'Europa continentale. Hugo Meisl, allenatore della nazionale austriaca negli anni tra le due guerre lo adottò parzialmente, operando in realtà una revisione dello schema inglese. Meisl, che operava in stretto contatto con l'amico e rivale Vittorio Pozzo, all'epoca CT dell'Italia, propose una sintesi tra il sistema di Chapman e il metodo di Pozzo, dando il via all'epoca d'oro del cosiddetto "calcio danubiano".
Negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale le squadre continentali a mano a mano appresero la versione primigenia del modulo di Chapman e la portarono al successo. In Italia si fu a lungo refrattari ad abbandonare il metodo, che aveva fatto scuola e, con Vittorio Pozzo, aveva portato la nazionale a due successi mondiali e ad un oro olimpico. La novità tattica fu applicata con successo inizialmente solo dal Grande Torino di Andràs Kuttik durante la seconda guerra mondiale ed in seguito si diffuse universalmente negli anni Cinquanta.
Il dilagare degli attaccanti prodotto da questa regola spinse Chapman a una riflessione: egli ravvisò la necessità di bilanciare gioco difensivo ed offensivo e di rafforzare la difesa.
Il sistema ideato da Chapman prevedeva diversi radicali cambiamenti rispetto alla piramide (2-3-5) in precedenza usata universalmente. Il centromediano venne infatti arretrato sulla linea dei difensori. Gli furono assegnati il nome di centre back ed il compito di opporsi direttamente all'azione del centre-forward (centravanti) avversario: era nato lo stopper; i due terzini si allargarono sulle fasce laterali a controllare le ali avversarie. Poiché le squadre spesso erano speculari, la marcatura avveniva "a uomo" e non più "a zona" come in precedenza.
Per rinsaldare la linea dei mediani, passati da tre a due, i due interni (o mezze ali), che nella piramide giocavano in linea con gli altri tre attaccanti, vennero arretrati verso il centrocampo. Il loro ruolo mutava: da finalizzatori puri diventavano anzitutto dei "suggeritori": giocatori in grado di formare una cerniera tra il reparto arretrato e quello avanzato; erano cioè gli uomini in grado di effettuare il cosiddetto "ultimo passaggio" all'attaccante lanciato a rete. Il reparto di mezzo si trovava così ad essere costituito da quattro giocatori che formavano un quadrilatero: vi erano i due mediani, più arretrati, e le due mezze ali a supporto dei tre attaccanti. Il reparto avanzato era costituito dal centravanti (o "centrattacco"), e dalle due ali, che avevano compiti strettamente offensivi e solo in seguito inizieranno a diventare più centrocampisti che attaccanti.
Il calcio stava entrando nella sua età adulta: si passava dalla tattica del kick and run ("calcia e corri": i difensori effettuavano lanci lunghi per servire la folta schiera degli attaccanti che si avventavano sulla palla) a quello che gli inglesi battezzarono carpet football, il "calcio sul tappeto", fondato sul possesso del pallone, sempre giocato rasoterra con numerosi e brevi passaggi ed una manovra costruita con perizia. I ruoli andavano definendosi e assumevano l'aspetto che per certi versi conservano tutt'oggi. Soprattutto, il centrocampo diventava la zona nevralgica nella quale si decidevano le sorti della partita.
LE ORIGINI DEL SISTEMA: 2-3-5 OVVERO LA PIRAMIDE DI CAMBRIDGE...
La piramide (o "piramide di Cambridge", o 2-3-5) è una delle più antiche tattiche applicate nel gioco del calcio.
Il calcio, come è noto, assunse la sua forma e molte delle sue regole attuali nell'Inghilterra di metà Ottocento. Nei giorni del calcio pionieristico non esitevano strategie o tattiche precise, ma una sola regola: "Kick and run", "Calcia e corri", dicevano gli Inglesi". I (pochi) difensori effettuavano lanci lunghi per servire la folta schiera degli attaccanti che si avventavano sulla palla nel tentativo di calciarla in rete. Gli schemi di gioco erano semplici e decisamente votati al gioco offensivo. La prima partita internazionale che la storia del calcio ricordi fu disputata il 30 novembre 1872 tra le nazionali di Inghilterra e Scozia: gli Inglesi adottavano un modulo del tipo 1-1-8, vale a dire un difensore, un centrocampista e otto attaccanti; lo schema scozzese era più prudente: 2-2-6. A dispetto della vocazione d'attacco delle due formazioni la gara terminò 0 - 0.
Essenzialmente il gioco delle origini era basato sulle doti individuali del singolo giocatore: una buona forma atletica per giungere sulla palla prima degli avversari ed abilità di palleggio e di dribbling per scavalcare i difensori e puntare verso la porta. Il "triangolo", cioè la manovra consistente nel passare la palla ad un compagno di squadra, per poi scattare in avanti oltre il difendente e vedersela passare di nuovo, era addirittura considerato un mezzo sleale per superare l'avversario.
Pare che il primo tentativo di dare agli undici giocatori un gioco corale sia dovuto all'iniziativa della squadra del college di Cambridge, che tenne a battesimo quella che fu nota in seguito come "piramide di Cambridge" o, più semplicemente, "piramide". Il perché di questo nome è presto spiegato: i giocatori disposti sul campo parevano disegnare una piramide (o triangolo) rovesciata, avente la base nella linea degli attaccanti e il vertice nel portiere.
La prima squadra di alto livello che applicò compiutamente il modulo della piramide furono i Blackburn Rovers, che lo utilizzarono per la prima volta nel 1884 ed arrivarono a vincere cinque coppe d'Inghilterra tra gli anni Ottanta e Novanta dell'Ottocento. Sulla scorta di questi successi la tattica della piramide conobbe ininterrotta fortuna nelle isole britanniche e, di riflesso, nel mondo intero per oltre un trentennio. In Europa, dopo la Prima Guerra Mondiale, la piramide dovette cedere il passo di fronte al simultaneo avvento del metodo e del sistema.
In America meridionale invece la piramide tenne ancora a lungo la scena, soprattutto per merito delle nazionali di Uruguay e Argentina, vere e proprie superpotenze del calcio continentale e mondiale negli anni Venti e Trenta del Novecento. In quegli anni le due nazionali platensi furono capaci di dominare numerose edizioni della Copa América, le Olimpiadi (1924 e 1928) e le prime edizioni dei mondiali di calcio (1930 e 1950), cedendo il passo negli anni Cinquanta, oltre che al già citato sistema inglese, al 4-2-4 brasiliano, destinato nel trentennio successivo a soppiantare le scuole e gli schemi degli altri due paesi.
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