16 maggio 2008
IL NAPOLI PRIMA DI MARADONA...
Il Naples Football Club è la prima, vera, rappresentativa società di calcio fondata a Napoli, tra fine 1904 e inizio 1905. In realtà ci furono molte riunioni in via S. Severino 43, a casa di un inglese, William Poths, e in piazza Latilla 6 alla Pignasecca (oggi piazza D' Ovidio), dove era l'abitazione di un altro socio fondatore, Ernesto Bruschini. I colori sociali del Naples furono strisce blu mare e celeste. Il primo presidente l'ingegnere Amedeo Salsi, affiancato da Potts, Mister Bayon e dai calciatori dilettanti Conforti e Catterina. Un cenno particolare merita mister Poths, un impiegato della Cunard Line, compagnia marittima commerciale che aveva gli uffici al porto. Poths vi era stato trasferito nel 1903. Con sè aveva portato molte delle sue abitudini inglesi e una passione straordinaria per il football che in madre patria giocavano dal 1847 e che oramai stava prendendo piega in tutta Europa e in Italia. A Napoli già esistevano l'aristocratica Open Air, fondata dal marchese Ruffo, dai fratelli Costa, Verusio, D'Andria, i fratelli Panagia, Alfonso Parise e Alfredo Reiclin; l'Helios di Matteo Giovinetti con casacche a scacchi bianco-neri; l'Audace con maglie biancoverdi di Gustavo Romano, dei fratelli De Giuli e di Pepèn Cangiullo, portiere apprezzato per i suoi tuffi. Contro l'equipaggio inglese della nave "Arabik" il primo grande evento calcistico... internazionale. Il Naples vinse nel 1913 il suo primo torneo campano, a spese dell'Internazionale che aveva vinto l'anno prima e che vincerà nelle successive due stagioni. Dopo la Prima Guerra Mondiale, grazie alla passione di gente come Garozzo e dei fratelli Bruschini, calciatori e dirigenti come molti altri,il naples riprese la sua attivita' in pieno. memorabile nel primissimo dopoguerra una vittoria per 3 a 1 a Roma contro la fortissima Juventus. Nella formazione del Naples: Scandone, Garozzo, Pepe, Reiclin, Giordano, Tizzano, Laterza, Casabona, Dodero, Maisto, Sacchi. Dopo Ninò Bruschini, Alfredo Reiclin, Mario Argento, Paolo e Michele Scarfoglio (figli di Edoardo e di Matilde Serao) anche Felice Scandone entrò nel calcio napoletano incrementando la schiera dei giornalisti-calciatori, bravi come calciatori ma molto di più come giornalisti. Nel 1921 la fusione con l' Internazionale per dare vita all' Internaples, da cui originerà l'Associazione Calcio Napoli. L’Associazione Calcio Napoli venne alla luce il primo agosto del 1926. A quel’epoca esistevano anche altri club: Audace, Open Air, Juventus del Vasto. L'atto costitutivo, scritto, riletto e formalizzato con il vino dei proprietari del ristorante D'Angelo, trasformava non soltanto il nome di Internaples ma anche la sua ragione sociale, da società a responsabilità limitata in società per azioni, secondo il nuovo dettato federale. Il primo presidente dell' A.C. Napoli fu Giorgio Ascarelli, ricchissimo e giovanissimo commerciante napoletano di origine ebraica. Il secondo l'On. Giovanni Maresca di Serracapriola, in gioventù apprezzato calciatore del Naples e dell'U. S. Internazionale. Il terzo Gustavo Zinzaro. Poi di nuovo Giorgio Ascarelli, che però morì ad appena trentaquattro anni, pochi mesi prima della fine del quarto campionato in A. Gli succedettero Giovanni Maresca ed Eugenio Coppola. Nel 1936 entrò in società il Comandante Achille Lauro, uno dei più grandi imprenditori italiani, un uomo del sud, che aveva accumulato fortune eccezionali per l'epoca e che dunque poteva dare lo scudetto al Napoli. Non ci riuscì, o, come scrissero alcuni, non volle riuscirci. Forse non ci credeva. Da presidente restò in carica quattro anni, sostituito poi da Gaetano Del Pezzo di Caianello, il quale oltre a essere professore di geometria proiettiva all'Università era stato anche capitano e mentore dei bianco-celesti dell'U.S. Internazionale. Poi la vittoria della prima Coppa Italia (1961-62) con l’argentino Bruno Pesaola, soprannominato ‘petisso’, che era stato un grande calciatore del Napoli. Il 25 giugno del 1964, però, l' A .C. Napoli si era trasformata per atto del notaio Monda in Società Sportiva Calcio Napoli, con capitale di 120 milioni, ottanta dei quali interamente versati dai nuovi soci. Achille Lauro, sempre 'dentro', non versò una lira, ottenendo ugualmente il quaranta per cento delle azioni per i crediti vantati. Tra i nuovi entrati suo figlio Gioacchino. Il presidente fu Roberto Fiore eletto dopo una serie di incontri, scontri e tentativi di creare cordate alternative e,addirittura, un 'nuovo' Napoli. Un sodalizio nuovo, in effetti, fu realmente fondato, su suggerimento di Gigino Scuotto, presidente azzurro l'anno prima, e si chiamò Napoli Football Club: come presidente ebbe Giovanni Proto. Proto era consigliere comunale monarchico, e questo rendeva verosimile che stesse agendo d'accordo con il suo amico e compagno di partito Achille Lauro. Il quale, sulle prime, si mostrò molto interessato, al punto di far preparare in Federazione dal funzionario Perlasca le carte per il passaggio della proprietà, poi prese tempo e infine disertò l'incontro risolutivo. Giovanni Proto, quasi non avesse conosciuto il carattere del Comandante, se la prese al punto di strappare la tessera dell'unione monarchica e di dichiararsi indipendente nel Consiglio Comunale. E, a ulteriore dispetto, spostò gli interessi del neonato Napoli Football Club sulla Cirio che, cambiando il nome in Internapoli, militò nel campionato di Serie D, prendendosi il gusto di lanciare in Serie A, nella Lazio, due calibri pesanti come Giorgio Chinaglia 'long John' e Pino Wilson. Con Roberto Fiore i napoletani videro finalmente un gran bel Napoli. Fiore, negli anni Novanta presidente della Juve Stabia in C 2, mise a segno, grazie anche alla furbizia di don Achille Lauro che restava presidente onorario, due clamorosi colpi di mercato: a distanza di qualche settimana prese dalla Juventus prima Omar Sivori poi Josè Altafini. Il tasso di qualità della squadra aumentò enormemente, in formazione azzurra c'erano il grande Totonno Juliano, Faustinho Canè, Vincenzo Montefusco, Postiglione, Panzanato, Bean, eccetera. Quel Napoli si classificò terzo, subito dopo Inter e Bologna, e prendendosi lo sfizio di rovinare la festa del decimo scudetto all'Inter. Proprio nell'ultima di campionato vinse sui nerazzurri al San Paolo per 3 a 1, con tripletta di Altarini. Prima di allora mai Napoli così vicino allo scudetto. Fiore non si fermò, pensava a Nils Liedholm per il settore giovanile, e per rinforzare ancora di più la squadra, al granata Gigi Meroni, il cui acquisto fu ostacolato, praticamente impedito, da Lauro e dai dirigenti Tardugno e Corcione, probabilmente invidiosi dei successi di don Roberto, che aveva anche arruolato 69 mila abbonati. Fiore dovette comunque lasciare le redini a Gioacchino Lauro. Campionato 1967-68, secondo posto, primo il Milan. Tra i dirigenti spunta un giovane ingegnere con poche azioni e poche parole, Corrado Ferlaino.
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