24 settembre 2008

UNA STORIA BARESE....MA NON SOLO....




"Piacere, Ugochukwu Michael Enyinnaya". Immaginate questo diciottenne coloured che si presenta così al ritiro del Bari nel 1999. I pugliesi, che amano andare per le spicce, avranno risposto: "Benvenuto, Ugo". Non gli si può dare torto: il nome è lungo, complicato da pronunciare e, soprattutto, non entra nelle didascalie di Sky. Così da quel momento lui sarà Hugo Enyinnaya per tutti, anche per i siti web così bravi ad informarci che il giovane Ninho in realtà si chiama "Juan Fernando Osvaldo do Nascimento do Mato Grosso du Stessu Palassu do Cugino Rimbambidu de Toninho do Controbalzu Assassinu y do Gollasso Maleficu".Giocatorino interessante, il ragazzo. Nigeriano ai tempi in cui la Nigeria andava per la maggiore dopo due buoni mondiali finiti agli ottavi di finale, rischiando di fare secca l'Italia nel 1994. Lui all'epoca muoveva i primi passi nell'Under 21 nigeriana ed era stato scoperto dalla società belga del Molenbeek, non ancora maggiorenne. Sei gol in venti partite, quanto basta per suscitare l'interesse di un Matarrese a caccia di talenti a basso costo e di una perenne salvezza. 200 milioni, una miseria, e i buoni uffici del D.S. Regalia, factotum calcistico del Tavoliere. Lo sbarbato gioca con la Primavera, esordisce in A con il Torino e, il 18 dicembre 1999, viene mandato in campo da Fascetti come titolare contro l'Inter. Fiducia? No, ecatombe: mancavano Osmanovski e Masinga e così tocca a due ragazzini, lui e un certo Antonio Cassano, a sua volta alla seconda presenza in A.Enyinnaya aveva qualità notevoli. Ad esempio: corsa notevole, velocità altissima, progressione entusiasmante, accelerazione bruciante, ripartenza letale, scatto felino. Insomma, correva, correva, correva senza fermarsi mai. Una specie di Forrest Gump molto più dotato fisicamente e ancora molto acerbo tatticamente. Possedere solo i rudimenti del calcio, però, quella sera per lui fu un vantaggio. Ricevuta palla a quaranta metri dalla porta, deve aver pensato: "Ho la palla, sono un attaccante, tiro". Sacchi lo ucciderebbe a mani nude, ma poco importa. Così fece partire una specie di Tomahawk quando nessuno se l'aspettava, compreso il povero Peruzzi che dovette raccogliere la palla in fondo al sacco. Era il sesto minuto del primo tempo. Era nato un fenomeno.Dopo il repentino pareggio di Vieri al 13', a pochi secondi dalla fine viene imbeccato in contropiede Cassano. Il "pibe de Bari", nell'ordine: si porta avanti la palla di tacco, la controlla di testa in corsa, umilia l'esperto Blanc con un dribbling a rientrare e fulmina Ferron, entrato da pochi minuti al posto di Peruzzi. Era morto un fenomeno, quello di Enyinnaya. Il giorno dopo i giornali inneggiarono ai due fenomeni più o meno così: "Capolavoro di Cassano, bellissimo gol di Enyinnaya". Ora, figuratevi la situazione: ti fai un mazzo così per rimorchiare la più bella della classe, arriva la tua serata, sei bello come il sole, balli appassionatamente con lei e mentre ci stai per provare sbuca uno vestito come Tony Manero e tamarro uguale e ti ruba la scena e la ragazza. Non vi incazzereste?Hugo non si incazzò, ma negli anni a seguire i suoi limiti vennero fuori. Restò in Italia quasi cinque stagioni: per tre anni a Bari, mentre la squadra retrocedeva, collezionando una decina di presenze all'anno, spesso spezzoni, e infortunandosi a ripetizione. Quindi passò al Livorno in B andando via l'anno prima della promozione in A. Dopo un breve ritorno a Bari, sempre in serie cadetta, andò al Foggia in C/1, giusto in tempo per confermare la sua sfiga immonda visto che la società a fine anno fallì. Lui, però, non c'era più: aveva deciso di rifarsi una vita calcistica emigrando in Polonia e cercando fortuna in serie A col Gornik Zabrze. Cercare fortuna nel calcio... in Polonia? Mi viene in mente Giobbe Covatta in un suo libro: "Quando chiesi a papà perchè era andato a cercare fortuna in Ruanda lui mi rispose". Al Gornik per il nostro appena quattro presenze e un gol, quanto basta per scendere un altro gradino e accettare l'offerta in B del Lechia Zielona Gora (nella foto è con la maglia della società polacca). Qui, finalmente, Hugo il Ciuco trova la sua dimensione: 15 reti in 27 presenze e offerta dall'Odra Opole, sempre B polacca ma con qualche velleità in più. In due anni 49 partite, molte da titolare, e 16 reti.Enyinnaya ha 26 anni, e ancora qualche anno di calcio davanti a sè. Probabilmente, però, il punto più alto della sua carriera resterà la sera in cui il San Nicola applaudì la nascita di una stella oscurata a tempo di record da Cassano. Ironia della sorte, si parla di un altro che non ha reso quanto ci si aspettava da lui. Già, forse Hugo il Ciuco è un soprannome ingeneroso per Enyinnaya, che non è stato dotato da madre natura del piede del suo collega di Bari Vecchia. La testa più dura ce l'aveva decisamente il secondo e lo ha dimostrato ampiamente.

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