18 aprile 2008

i primi anni del club amaranto del LIVORNO CALCIO


Il merito dell'arrivo del calcio a Livorno va scritto a Giovanni Domenico Carmichael, detto Menio, figlio del viceconsole britannico a Livorno, che aveva imparato il gioco e le regole, assistendo alle partite che i marittimi inglesi facevano sulle banchine del porto. La prima vera partita fu giocata nel mese di settembre sui pratoni dell'attuale Piazza della Vittoria, di fianco alla chiesa del Soccorso e fu entusiasmante sia per gli improvvisati calciatori, sia per coloro, e non furono pochi, che presenziarono a quello storico incontro, ai bordi dell'improvvisato campo. Sulle ali dell'entusiasmo nel mese di dicembre nacque la prima realtà calcistica labronica alla quale fu dato il nome un po' pomposo di Virtus Juventusque e primo presidente fu nominato Umberto Odett Santini. Il poligono di tiro alla Bastia fu scelto come campo per gli allenamenti e per i colori sociali vennero scelte strisce biancoblu. Il calcio oramai dilagava a macchia d'olio e una squadra non bastava più ed allora ecco prendere vita, il 24 marzo, la Spes (società per l'esercizio sportivo) che pose le sede al banco dell'Ottina in via Grande.
L'idea fu di un giovane avvocato, Giorgio Campi, uomo di sport e grande fautore del calcio che per oltre un trentennio sarà un uomo simbolo per questo sport. Nel 1938 scriverà le parole dell'inno del Livorno con musica del maestro Montanari che sarà in Italia il primo inno in assoluto delle squadre calcistiche. La Spes comunicò di giocare al Campo del Fungo (l'attuale Gymnasium) con indosso maglie bianco-verdi con strisce verticali.
Nel 1914 nasce per merito del talent-scout Raffaello Mei la terza realtà livornese: la Toscana Football Club. La sede era nel retrobottega di un bar in via Fagioli. Colori sociali verdi con bordi bianchi. Purtroppo dopo soli 2 anni cessò l'attività per difficoltà economiche, ma ebbe il grande merito, in così breve tempo, di aver lanciato campioni come Magnozzi, Silvestri, i fratelli Jacoponi, Chiellini, Razzauti e Baratella che fecero le fortune dell'U. S. Livorno. I dirigenti delle squadre livornesi Spes e Virtus per prendersi il ruolo di leader della Toscana decisero poi per una fusione. Fu una decisione molto tribolata ed osteggiata, perchè le due tifoserie erano fieramente avversarie. Il 14 febbraio, al termine di una burrascosa riunione nacque l'U. S. Livorno, ma per paura di una furiosa reazione dei tifosi, la notizia fu comunicata, dopo smentite piu' o meno velate dopo tre giorni. La guerra aveva praticamente interrotto subito l'attività della neonata squadra e permise così anche alla tifoseria di compattarsi intorno a questa nuova squadra che aveva adottato i colori sociali della città: l'amaranto con calzoncini bianchi.
Nel 1921 il Livorno sfiora ancora lo scudetto, ma nella "famosa" semifinale dello Sterlino di Bologna davanti ad un numeroso pubblico per la maggior parte di fede livornese, il Pisa batte il Livorno. A nulla valsero gli attacchi furibondi dei labronici che andarono a cozzare contro l'arcigna e dura difesa del Pisa. Il portiere pisano Gianni, che diventò titolare della nazionale, non lesinò miracoli, ma a pochi minuti dal termine accadde il fattaccio.
I tifosi amaranto invasero il campo e successe il finimondo, ma i carabinieri, con molta fatica, riuscirono a riportare la calma e il Pisa andò in finale. La Federazione, dopo questo episodio, decise di dividere le due toscanacce che si rincontrarono solo nel 1935, in B. Il 1924 e' un anno d'oro per il calcio livornese che non solo brilla nel campionato italiano, ma addirittura, a distanza di pochi mesi mandò due giocatori in nazionale: Giovanni Vincenti e Mario Magnozzi. Il Livorno attirava sempre più tifosi e l'angusto campo di Villa Chayes ormai non bastava più per contenere le masse dei tifosi amaranto. Sugli sviluppi della nuova politica nazionale che doveva costruire nuovi stadi per i campionati mondiali del 1934 che erano stati assegnati all'Italia, anche Livorno ebbe il nuovo stadio moderno e capiente al quale fu dato il nome di Edda Ciano Mussolini. Il progetto dell'architetto Raffaello Brizzi, Preside della Facoltà di architettura di Firenze, prevedeva la capienza di 20.000 spettatori, di cui 15.000 seduti. Le due gradinate rettilinee raggiungono la lunghezza di mt. 90, raccordate da due gradinate curve di mt. 210 ciascuna, che però furono realizzate dopo la prima inaugurazione dell'8 ottobre, che vide la squadra amaranto, che al termine del campionato si piazzò al settimo posto, battere la Fiorentina per 3-0 con reti di Turchi e Busoni (2). L'inaugurazione ufficiale con lo stadio completo, avvenne tuttavia il 24 marzo del 1934 con l'incontro Italia B e Austria B che si concluse 0-0.

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