Gianfranco Zigoni, uno dei talenti calcistici più limpidi che l'Italia abbia avuto modo di ammirare in quegli anni (265 partite e 63 gol in A con Juventus, Genoa, Roma, Verona, 1 presenza in Nazionale), affronta coi giallorossi il Santos di Pelè.
Nato a Oderzo (Treviso) il 25 novembre 1944, Gianfranco è il classico trascinatore delle folle, quello che tutti vorrebbero sempre in formazione, quello che non dovrebbe uscire mai.
Appartiene a una categoria rara: quella dei giocatori capaci di cambiare l'esito di una partita con una giocata, con un lampo di genio.
A Verona tutti si ricordano ancora di quando, nel corso di un Verona-Vicenza, amichevole di fine stagione (con Vendrame dall'altra parte: che partita!), si destò dal suo torpore endemico, saltò in dribbling 4r avversari e infilò il pallone all'incrocio dei pali, salvo poi andare dritto negli spogliatoi, a 20 minuti dalla fine della gara. Risultato? Gli ultimi 20 minuti si giocano in un silenzio assoluto, perchè il pubblico ha abbandonato letteralmente lo stadio quando il suo idolo ha deciso di uscire dal terreno di gioco.
E lui ricambia l'affetto scaligero: "Sognavo di morire sul campo, con la maglia del Verona addosso. M’immaginavo i titoloni dei giornali e la raccolta di firme per cambiare il nome allo stadio: non più Bentegodi, ma Gianfranco Zigoni. La radio avrebbe gracchiato: ‘Scusa Ameri, interveniamo dallo Zigoni di Verona...’"
Zigo e le bravate: per cercare di sconfiggere la noia dei ritiri, si divertiva a sparare ai lampioni con la sua colt 45; e spaccò la gamba ad un guardalinee che aveva osato rivolgergli una parola di rimprovero
Gianfranco non ha peli sulla lingua: negli anni '70 paga con 6 giornate di squalifica e 30 milioni (!) di multa il suo "cortese" invito, rivolto ad un guardalinee, su dove avesse potuto infilare la sua bandierina...
L'autostima non gli manca di certo: è convinto di essere il più grande calciatore del mondo e forse non è poi così pazzo: dopo un Genoa-Milan 3-1 (tripletta di Zigoni) degli anni Sessanta, Trapattoni dichiara "Ragazzi, Zigoni è meglio di O Rei". Anche Santamaria, leggendario difensore del Real, ha le idee chiare in proposito: dopo una sfida Juve-Real Madrid, nella quale era impazzito cercando di star dietro al nostro, si era rivolto così a Sivori: ‘Sto chico è migliore del negro’
Zigo attende quell'afosa notte romana di mezza estate come il giorno della verità: finalmente avrà di fronte Pelè, finalmente tutto il mondo scoprirà chi è il più forte tra loro due.
Poi arriva l’amichevole col Santos, Zigoni vede Pelé dal vivo e gli prende un colpo. Vede dal vivo le Perla Nera, il giocatore che ha fatto fermare una guerra, e cade in depressione, si immalinconisce e comincia a pensare che a fine partita annuncerà in mondovisione il suo ritiro dal calcio!
Si prepara la dichiarazione in terza persona: ‘Zigoni lascia l’attività, non sopporta che sul pianeta ci sia qualcuno più forte di lui’, quando a un certo punto accade l'imprevisto, l'episodio che sconvolge la sua decisione irreversibile.
A un certo punto il Santos beneficia di un rigore, Pelé va sul dischetto e Ginulfi il portiere di quella Roma, para. "Allora è umano", penso " e così resto giocatore"
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