10 ottobre 2007
PERICARD, EX JUVENTUS E PORTSMOUTH, APPENA USCITO DAL CARCERE: IL RACCONTO DEL PERIODO IN CELLA
Ha rischiato di uscire fuori di testa, Vincent Pericard, in forza alla Juventus dal 2000 al 2002, durante le cinque settimane passate in prigione. L’attaccante dello Stoke City è tornato da poco in libertà, dopo oltre un mese trascorso nel penitenziario di Exeter, dove era stato imprigionato per aver mentito su chi fosse davvero al volante della sua auto quando era stato fermato per eccesso di velocità. “Ho avuto tanta paura per la mia salute mentale – ha raccontato il 25enne ex juventino al “Daily Mirror” – perché sono stato molto vicino a perdere la testa, a diventare matto. Ero claustrofobico e non riuscivo più a esprimermi, tanto che temevo davvero di esplodere”.
DURA LA VITA - A farlo andare in tilt, la routine quotidiana, fatta di orari precisi e regole fisse. “Mi svegliavo alle 7,30 per la colazione, che era veramente pessima: una tazza di latte e dei cereali che sembravano plastica. Mangiavamo nelle nostre celle, dove dovevamo stare rinchiusi fino alle 11, poi uscivamo a prendere il pranzo, che però dovevamo sempre consumare dietro le sbarre. E la stessa scena si ripeteva anche per la cena”. Insomma, un incubo. Come pure la misera “paghetta” settimanale che spettava ai detenuti: “Ci davano circa 7 sterline (10 euro) che usavo per ricaricare il telefono, comprare vestiti o cibo extra. E se stavi a letto tutto il giorno, non avevi abbastanza da mangiare”.
CAVIGLIERA - L’esperienza in carcere ha traumatizzato l’ex stella dell’Under 21 francese, soprattutto dopo che il compagno della cella a fianco si è impiccato: “La prigione è un mondo totalmente a parte, un posto dove nessuno vorrebbe mai finirci – ha proseguito Pericard – perché è il regno dei criminali, che hanno un modo di pensare tutto loro e leggi e regole proprie. Ero in mezzo a spacciatori, pedofili, stupratori, assassini… Ce n’era davvero per tutti i gusti. Gente che non fa più parte della società civile, ma io non voglio fare la loro fine. E’ stata senza dubbio la cosa più dura che abbia mai fatto per sopravvivere”. Ora Pericard è in libertà condizionata (era stato condannato a 4 mesi) e dovrà sempre indossare una cavigliera elettronica, fedele compagna anche durante gli allenamenti con lo Stoke.
ESEMPIO - “Il giudice che ha stabilito la sentenza doveva davvero essere di cattivo umore quel giorno e con me ha voluto dare un esempio – ha ammesso il camerunese, naturalizzato francese -. Quando ha letto la sentenza, non sapevo cosa fare, ricordo solo che arrivò il poliziotto a mettermi le manette e a portarmi via. Sono rimasto sotto choc per giorni. In cella, ho imparato che la tua vita può davvero cambiare in un attimo. Avrei dovuto essere felice, con i miei amici e la mia libertà, invece, improvvisamente, mi hanno tolto tutto: nessun contatto, niente telefono, nulla di nulla. E’ stata una lezione dura per me, ma ho imparato la lezione: d’ora in vanti rispetterò la legge e consiglio a tutti di fare lo stesso”.
GRAZIE STOKE - Ad aiutarlo in quelle terribili cinque settimane sono stati il suo vecchio allenatore al Portsmouth, Harry Redknapp, e l’ex compagno di squadra Teddy Sheringham. Ma il ringraziamento più grande va allo Stoke City, che gli ha offerto una seconda possibilità: “Il club avrebbe potuto facilmente cancellare il mio contratto e risparmiare i soldi, invece non l’hanno fatto, hanno avuto fiducia in me e questo è servito a ridarmi speranza. Per me, adesso, è Natale tutti i giorni, perché sono tornato insieme ai miei amici e ai miei compagni e non sono più in mezzo ai galeotti”.
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