14 marzo 2007
LA SAMP DI PAOLO MANTOVANI
Sembra ieri. E invece era il 14 ottobre 1993. Per giorni i tifosi sampdoriani piansero il loro Presidente che non c'era più. Nessuna coppa, nessun risultato degli anni d'oro della Sampdoria poteva lenire il dolore di quella perdita. Paolo Mantovani, nato a Roma, fu l'uomo che prendendo la Sampdoria in una delle situazioni peggiori dalla sua storia riuscì nel giro di 14 anni di presidenza a portarla nell'Olimpo del calcio europeo e mondiale. Per sempre e grazie a lui, ognuno di noi, girando per il mondo potrà esporre la sua fede blucerchiata con la certezza di essere riconosciuto e accolto con simpatia. Ma i risultati e il prestigio sono solo il secondo dei grandi doni che Mantovani ha fatto alla Sampdoria: il primo, e senz'altro più grande, è stato quello stile inconfondibile che il Presidente è riuscito ad inculcare nella grande maggioranza della tifoseria blucerchiata, che solo in rare e particolari occasioni ha deviato da un comportamento altrimenti ineccepibile. Paolo Mantovani seppe educare i propri tifosi come un padre educa i propri figli, rimproverandoli severamente quando se lo meritavano (come non ricordare l'appellativo di "pecore" affibbiato a quei tifosi che nel 1989, invadendo il campo al termine della finale di Coppa Italia vinta per 4-0 dalla Samp sul Napoli, impedirono ai giocatori di effettuare il rituale giro di campo con la Coppa e ricevere l'ovazione del pubblico) ma premiandoli subito dopo con l'acquisto di costosi giocattoli come Liam Brady, Trevor Francis o Graham Souness, arrivati alla Samp all'apice della loro carriera internazionale. Ad essi vanno aggiunti i migliori giovani del panorama italiano, primi fra tutti Roberto Mancini e Gianluca Vialli, che diventeranno in seguito le colonne della più forte Sampdoria della storia. Forse in pochi sanno che Mantovani, nel 1985, concluse anche l'acquisto di un certo Roberto Baggio, allora sconosciuto ragazzino che militava nelle file del Vicenza. Un grave infortunio patito dal calciatore e la definitiva esplosione di Mancini fecero poi saltare il trasferimento, ma di certo anche in quel caso il Presidente ci aveva preso!. E' inutile qui ricordare tutti i trofei conquistati dalla Sampdoria sotto la sua gestione, preferiamo ricordare la persona per quello che era e per come appariva: indimenticabile, il giorno dello scudetto, la sua risposta ad un giornalista del TG3 regionale che gli chiedeva se lo scudetto fosse una vittoria dell'intera città di Genova; "questa è esclusivamente una vittoria della Sampdoria e dei sampdoriani" fu la sua elegante ma dura replica, tesa a sottolineare come i passeggeri dell'ultimo minuto non fossero graditi sul carro dei vincitori blucerchiati. Nel maggio 1992 la finale di Coppa dei Campioni persa a Londra contro il Barcelona nel mitico Wembley 0-1 con rete di Koeman su punizione nei tempi supplementari. Roberto Mancini, che Paolo Mantovani considerava alla stregua di un quinto figlio, invece ricorderà bene quel sonoro "vaffanculo!" ottenuto nell'estate 1993, pochi mesi prima della scomparsa di Paolo, come risposta alla sua richiesta di essere ceduto alla Roma, in grado di garantirgli, a suo dire, maggiori possibilità di vittoria. Pochi giorni dopo, oltre al vaffanculo, Mancini ottenne a rinforzo della squadra anche tre campioni del calibro di Gullit, Platt ed Evani. La Sampdoria concluse il campionato al terzo posto e vinse la sua quarta Coppa Italia. La Roma si salvò con fatica a fine stagione. Nel 2003, nel decennale della sua scomparsa, grazie alla mobilitazione di numerose componenti del tifo blucerchiato, primi fra tutti gli Ultras Tito Cucchiaroni, la città di Genova, seppur tra mille difficoltà e squallidi tentativi di impedimento, ha finalmente provveduto ad omaggiare la figura del grande Presidente blucerchiato intitolandogli una via cittadina nel quartiere di Sampierdarena, roccaforte del tifo doriano. Nella targa in cui campeggia il suo nome non è stata apposta nessun'altra dicitura che, forse, sarebbe stata opportuna; in fondo però è stato meglio così: Paolo Mantovani, per tutti quelli che l'hanno conosciuto e gli hanno voluto bene, è stato ben più che un semplice Presidente di una squadra di calcio.
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