5 marzo 2007

HA CREATO IL CALCIO BALILLA



Inventò il calciobalilla ed era un poeta: Alejandro Finisterre è morto a 87 anni (24 giorni fa, ma ricordato solo ora), al termine di una vita giocata tutta in contropiede. Nell'epoca dei videogame, creati da schiere di imberbi programmatori giapponesi, dopo migliaia di ore davanti a un computer e investimenti milionari di multinazionali del software, è bello pensare che mai come in questo caso, un gioco sia figlio dei suoi tempi e racconti così tanto del proprio inventore. Finisterre era un diciassettenne galiziano, quando nel 1936 rimase ferito da una bomba. La guerra civile insanguinava la Spagna, si ritrovò in un ospedale, insieme a decine di ragazzi come lui, ma più sfortunati. Avevano perso braccia e gambe, non avrebbero mai più corso su un prato, rincorso un pallone.

Fu allora che Alejandro ebbe l'idea: una sorta di gioco da tavolo, che sarebbe stato al calcio come il ping pong lo è al tennis. Poche assi di legno e dei pupazzi montati su aste. Il calciobalilla, o biliardino o futbolìn (in spagnolo) o baby-foot (francese), era nato. Il resto è pura avventura: Finisterre che registra l'invenzione (nel '37 a Barcellona), ma perde la documentazione mentre scappa all'estero per sfuggire al regime franchista di cui è convinto oppositore, si laurea in filosofia, si trasferisce in Sudamerica, per campare fa il muratore, l'imbianchino, il ballerino di tip tap, infine s'improvvisa editore di scrittori e poeti spagnoli anch'essi antifranchisti ed esuli. È coinvolto in un colpo di Stato, rapito dai servizi segreti, dirotta l'aereo che lo riporta a Madrid, si rifugia a Panama. Una vita "al limite" che verrà ricordata per il più statico e disciplinato dei giochi, il calcio ricondotto al rigido 2-5-3 dalla vocazione fortemente offensiva. Un'invenzione, il calciobalilla, a suo modo poetica, come poeta fu Finisterre, che sopravvive alla sfida del tempo e dell'elettronica.

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